martedì 30 ottobre 2012

Il libro d'artista e la poesia visiva: l'esempio di Ugo Carrega


Ugo Carrega, Una proposizione affermativa, Galleria Blu, Milano 1972
La poesia visiva per vicinanza ideologica e origini viene spesso identificata con il libro d'artista, la cui nascita canonica viene fissata generalmente a cavallo tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta (con il libro d'artista di Ed Ruscha - si veda il post di questo blog- ). In realtà, nonostante nelle principali esposizioni dedicate al libro d'artista figurino anche testi di poesia visiva, il genere, a mio avviso, andrebbe distinto.
La poesia visiva affonda le proprie radici addirittura nel Medioevo, con i carmina figurata, poesie le cui frasi o parole venivano organizzate in modo da sviluppare anche una qualità visiva. Il grande ante-quem della poesia visiva, però, sono gli esperimenti dei due fondamentali poeti francesi Stéphane Mallarmé e Guillaume Apollinaire, il primo con il poema visivo Un coup de dés jamais n'abolira le hasard (1897, pubblicato in forma di libro nel 1914), il secondo con la raccolta Calligrammes (1918). Questi due testi sono ritenuti all'unanimità l'ispirazione principale della poesia visiva, che nasce intorno agli anni Cinquanta e fiorisce negli anni Sessanta, venendo infine teorizzata nel '69 dal cruciale testo di Adriano Spatola, Verso la poesia totale.

Stéphane Mallarmé, Un coup de dés jamais n'abolira le hasard, Nouvelle Revue Française, Paris 1914 (immagine tratta dal link).

Due esempi molto noti tratti dai Calligrammes,
Poèmes de la Paix et de la Guerre 1913-1916, Guillaume Apollinaire
       Mercure de France, Paris 1918 (immagine tratta dal link).
Adriano Spatola, Verso la poesia totale, Rumma, Salerno 1969 (immagine tratta dal link).

Il libro nella prima immagine - che figura come "libro d'artista" nei cataloghi antiquari - è di Ugo Carrega, un poeta visivo che fin dagli anni '60 condivide con Mario Diacono, Martino Oberto, Vincenzo Accame e la cerchia della rivista Ana Etcetera l'esperienza dell'avanguardia in poesia. Il libro viene realizzato in occasione della sua quinta personale (seconda in Italia), dopo quella di esordio nel '70 alla galleria milanese di Arturo Schwarz. 
Io l'ho acquistato su ebay da un privato a pochi euro, anche se ad ogni modo al momento non ha raggiunto somme elevate (le uniche due copie attualmente in commercio sono del libraio Gianni Soffientini, che lo offre a 140 euro, e dello studio bibliografico Giorgio Maffei, offerto a soli 30 euro). 
La copertina già denuncia la propria presa di posizione contro le istanze tradizionali e superate dell'editoria: frasi dattiloscritte che all'apparenza non ci dicono nulla, ma che in realtà giocano con le possibili combinazioni dei significati, inscritti in tre lunghi rettangoli. Caratteristiche che, assieme alla mescolanza idiomatica, l'asintattismo e l'organizzazione visiva delle frasi, saranno l'elemento più nuovo della ricerca visuale in poesia, di cui uno degli esponenti più illustri sarà il genio Emilio Villa (i cui testi sono rarissimi e ricercatissimi).
Un versante del collezionismo colto e di nicchia, che un giorno potrebbe raggiungere le quotazioni dei libri futuristi.

The visual poetry, for ideological and origin reasons it's often identificated with the artist's book, born between the end of the Fifties and the beginning of the Sixties (with the famous Ed Ruscha's book - look at the post of this blog- ). In fact, although in the most exhibitions dedicated to the artist's book there are also visual texts, the genre should be, on my opinion, separated. 
The visual poetry has its origins in the Medieval age, with carmina figurata, in which poems are made with sentences or letters organized with the purpose to offer also a visual feedback.
But the great ante-quem of it are the experiments of two foundamental french poets: Stéphane Mallarmé and Guillaume Apollinaire, the first with the visual poem Un coup de dés jamais n'abolira le hasard (1897, published in book form in 1914), the second with the collection Calligrammes (1918). These two texts are reputated from all researchers the main visual poetry's inspiration, born in the Fifties and raised in the Sixties, finally theorized in '69 with the crucial Adriano Spatola's book, Verso la poesia totale
The book from the first image - which in the antiquarian catalogues is called "artist's book" - is made by Ugo Carrega, a visual poet who since the Sixties have shared with Mario Diacono, Martino Oberto, Vincenzo Accame and the group of the review Ana Etcetera the experience of the avant-garde poetry. The book is realized in the occasion of his fifth solo-exhibition (the second in Italy), after the first in '70, in the milanese Arturo Schwarz's gallery.
Personally I've bought it on ebay from a private seller for a very low price, even though at the moment it's not so valuated (the two copies actually on the market are by the librarian Gianni Soffientini, which offers it for 140 euros, and by Giorgio Maffei, which offers it for only 30 euros).
The cover already speaks itself in anti-traditional terms: a typewritten text which apparently doesn't comunicate anything, but which in fact plays with the possible meaning combinations, inscribed in three rectangles. A peculiarity which, together with the idiomatic pastiche, the asyntax and the visual organization of the sentences, will be the most innovative element of the visual poetry, which one of the main protagonist is the genius Emilio Villa (whose books are extremely rare and sought).
An aspect of book collecting which maybe one day will reach the prices of books by Futurism.

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