giovedì 28 novembre 2013

Gore Vidal e la Fazi

Gore Vidal, Creazione, Fazi, Roma 2005 (immagine dal link)

Ultimamente si parla molto di Publisher (2013), un libro scritto dalla moglie dell'editore Fazi (e dallo stesso pubblicato) Alice Di Stefano e incentrato proprio sulla vita dell'editore e sulle vicende della sua casa editrice, raccontati con sarcasmo e talvolta moderata derisione. 
Malgrado le numerose critiche dovute all'ovvietà di alcune scelte (in parte a ragione) non è un cattivo libro. Se ci date una letta un pregio ce l'ha, anzi due: è scritto bene e ci racconta nel dettaglio ciò che è accaduto negli ultimi anni alla Fazi, soprattutto per quanto riguarda i retroscena.
E' sempre interessante capire cosa avviene dietro le quinte di un dato ambiente, anche solo per il gusto della curiosità.

Alice Di Stefano, Publisher, Fazi, Roma 2013 (immagine dal link)

In particolare, nel libro si discute della "scoperta" nel 1998 da parte di Fazi del grande scrittore e sceneggiatore americano Gore Vidal (1925-2012), narratore nel suo caratteristico stile satirico della realtà hollywoodiana vista dall'interno (Myra Breckinridge, 1968) ma anche della storia americana in generale (Washington D.C., 1967).
In effetti, la Fazi può vantare il merito di aver pubblicato il maggior numero delle sue opere in Italia (in precedenza era stato pubblicato da Garzanti), anche quelle minori, riscoprendo l'autore e promuovendolo nel nostro paese. 
Fra le tante opere pubblicate, infine, ho scovato un "ricercato": Creazione, libro ambientato tra il VI e il V secolo a.C. principalmente in Persia e pubblicato da Vidal in America nel 1981.
In Italia fu tradotto per la prima volta da Garzanti due anni dopo e successivamente da Fazi nel 2005. Al momento entrambe le edizioni sono inspiegabilmente introvabili, soprattutto la più recente perché integrale. In asta gli acquirenti si battono a suon di offerte per averla, sapete dirmi perché?


These weeks people are talking about Publisher (2013), a book wrote by the Fazi publisher's wife (and by him published) Alice Di Stefano and based right on her husband's life and events in the publishing house, narrated with sarcasm and sometimes derision. Although it has been hardly criticized, due to the some obvious choices, it's not a bad book.
If you'll read it you'll find two merits: the language is qualitative and it talks in detail about what happened to Fazi, especially behind the scenes. I think that is always interesting knowing what happens behind some world, even just for curiosity.
In particular she talks about the Fazi's "discovering" in 1998 of the great American writer Gore Vidal (1925-2012), who narrated in his typical satirical style the world of Hollywood on the inside (Myra Breckinridge, 1968) but also the American history in general (Washington D.C., 1967). 
In fact Fazi has the value of publishing the largest number of his works in Italy (previously was held by Garzanti), also the minor ones, rediscovering the author and promoting him in our country,
Moreover, between them I've found a scarce one: Creazione, a book set between VIth and Vth Century b.C. mainly in Persia, originally published in 1981.
In Italy first came out by Garzanti, then by Fazi in 2005. Currently both editions are scarce, especially the last one, for which in auctions people really fight hardly. Can you tell me why?

mercoledì 27 novembre 2013

Scaffale dei rari / Shelf of the rare books

Dario Bellezza, Il poeta assassinato. Una riflessione, un'ipotesi, una sfida sulla morte di Pier Paolo Pasolini, Marsilio, Venezia 1996 (immagine dal link)

martedì 26 novembre 2013

Le rarità di Céline / Céline's rarities

Louis-Ferdinand Céline, Bagattelle per un massacro, Edizioni Robespierre, Milano 1965 (immagine dal link)

L'argomento che sto per trattare non è semplice. Tutt'altro.
A differenza di altre pubblicazioni legate a un dato autore, le opere di Céline implicano vicende politiche, morali e ideologiche, che condizionano fortemente la fortuna o sfortuna collezionistica di alcuni suoi testi.
Ma del resto, come ammette uno dei più grandi collezionisti italiani di rarità del primo Novecento, Giampiero Mughini, “Se uno che scrive non si caccia nei guai, che razza di scrittore è?” (Massimo Gatta, La grande famiglia. Storie di editoria e bibliografia, Biblohaus, Macerata 2012, p.292).
Di Céline si è scritto e si scrive molto. Esiste un blog, gestito da Andrea Lombardi, che aggiorna costantemente gli appassionati in merito a pubblicazioni, recensioni, interventi critici e reperibilità dei testi dello scrittore francese. Ma esistono anche forum di discussione e gruppi sui social network, come quello sul sito dedicato ai libri Anobii, che è accessibile soltanto (!) previa dimostrazione di possedere una conoscenza quantomeno discreta delle opere di Céline.
Senza entrare nel merito di approfonditi riferimenti biografici, occorre dire che Louis Ferdinand Auguste Destouches (nome reale dell'autore), nacque a Courbevoie, nei sobborghi di Parigi, nel 1894 e vi visse fino al '45, quando venne accusato di antisemitismo e dovette fuggire in Danimarca.
Vi fece ritorno soltanto negli anni '50, quando grazie all'editore Gallimard ebbe inizio la sua lenta ascesa – che durò quasi dieci anni - verso il successo, che provocò la riscoperta dei suoi capolavori e la pubblicazione delle sue opere successive.
Innegabile è il suo tributo alla letteratura cosiddetta d'avanguardia, che ha svecchiato lo stile tardo-ottocentesco e importato un nuovo modo di scrivere, diretto e tagliente, “quotidiano”.
“Ogni sua opera è stata un avvenimento che ha sconcertato la repubblica delle lettere e ha fatto gridare al capolavoro o allo scandalo sotto la spinta di intuizioni, di simpatie, ovvero di umori e pregiudizi; rare sono le pagine a lui dedicate che non abbiano subìto il condizionamento di fattori biografici o comunque extraletterari” scrive uno dei suoi biografi italiani più precoci e validi, Paolo Carile. I suoi testi, sulla scia dell'interesse per Céline, godono di una fortuna collezionistica insolitamente discreta se confrontata alla saggistica su altri autori stranieri (si veda Paolo Carile, Céline. Un allucinato di genio, Pàtron, Bologna 1969, p.21).
 
Paolo Carile, Louis-Ferdinand Céline. Un allucinato di genio, Pàtron, Bologna 1969 (immagine dal link)


Céline “non la manda a dire”. È spesso aggressivo e provocatorio e, anche attraverso il linguaggio, esercita un gesto di rottura appartenendo a quella schiera di scrittori che vengono amati appassionatamente o odiati ferocamente, senza mezzi termini.
La sua prima pubblicazione, e anche la più nota, è Viaggio al termine della notte, apparsa in Francia nel '32 per i tipi di Denoël et Steel e in Italia l'anno successivo per la Corbaccio. L'opera viene subito consacrata come di cruciale importanza per il Novecento.
Il libro è una denuncia degli orrori della guerra, vissuti dall'autore in prima persona.
La seconda opera, non meno nota e applaudita, è Morte a credito del '36, che sancisce definitivamente la sua fama.
Dopodiché è la volta di Bagatelles pour un massacre, il famosissimo e controversissimo pamphlet stampato nel dicembre del '37 che gli valse l'accusa di antisemitismo – con il ritiro nel maggio del '39 dell'opera- e l'obbligo di recarsi in esilio.
Fino a quella data il suo odio razziale non era ancora stato manifestato, se non attraverso personaggi meno importanti e comunque non in maniera diretta. Da Bagatteles in poi il concetto viene espresso chiaramente e riportato a chiare lettere attraverso quest'opera feroce e minuziosamente compilata, con tanto di elenchi e dati statistici legati agli ebrei e riferimenti storici.
Céline “considera gli ebrei agenti di corruzione (…) delle difese intellettuali degli ariani, li accusa di essere votati al «truquage de l'histoire», alla falsificazione della cultura e dell'arte francese attraverso la mistificazione permanente della parola e della retorica astratta «du verbe»(Paolo Carile, Céline oggi. L'autore de Voyage au bout de la nuit e di Rigodon nella prospettiva critica attuale, Bulzoni, Roma 1974, p.88)
In realtà l'antipatia gli deriva da un confronto diretto con la loro comunità, della quale disapprovava la loro scaltrezza negli affari e la loro ricchezza, da lui considerata negativamente.
Ma veniamo alla sua fortuna collezionistica in Italia, che vanta un'inedita e molto partecipata adesione e un grande numero di appassionati delle sue prime edizioni italiane.

Louis-Ferdinand Céline, Bagatelle per un massacro, Guanda, Milano 1981 (immagine dal link)

Il pezzo in assoluto più ricercato di Céline nella nostra lingua è il libello antisemita Bagattelle (o, dall'edizione Guanda, senza la doppia T) per un massacro. La prima edizione italiana è della Corbaccio, stampata nell'aprile del 1938 a cura di Alex Alexis. Di questo famigerato traduttore non si sa nulla e si crede avesse operato sotto pseudonimo (anche se non esclusivamente per questo testo di Céline; nella prima edizione del Viaggio appare sempre il suo nome in veste di traduttore).
Almeno un terzo del pamphlet viene censurato: i termini scurrili o legati al sesso vengono epurati, come anche le allusioni troppo dirette all'inferiorità degli ebrei. Non mancano infine gli errori, secondo Alexis dovuti alla mancanza di tempo.
Nonostante ciò le copie vendute sembra fossero ottantamila, un numero verosimile visto il clima di consenso nei confronti di Hitler e delle sue idee antisemite respirabile in Italia a quella data. Infatti l'opera, secondo Carile, venne stampata per “ragioni di opportunità politica (…) proprio all'epoca in cui anche da noi, seguendo il cattivo esempio tedesco, si fomentava l'avversione per gli ebrei.” (P.Carile, Céline. Un allucinato di genio, cit. p.128).
La presa di distanza dell'editore in merito a quest'opera, tuttavia, è evidente nella scelta di sovrapporre al titolo del libro, stampato a caratteri gialli, la scritta diagonale in rosso “Barricata individuale”. A sottolinearlo è Riccardo De Benedetti, autore di un recente saggio sul caso editoriale e critico di questa opera (Céline e il caso delle “Bagatelle”, Medusa, Milano 2011, p.88).
 
Louis-Ferdinand Céline, Bagattelle per un massacro, Corbaccio, Milano 1938 (immagine dal link)

Al momento l'opera risulta molto rara, anche se presente nel mercato antiquario. Le valutazioni oscillano dai 300 ai 400 euro.
La seconda, e in assoluto più rara, edizione di Bagatelle è edita dalla casa editrice Robespierre di Milano nel 1965, ma passa in sordina e non reca grandi migliorie. L'edizione è limitata e avviene per gentile concessione della Corbaccio, con la scelta della copertina che cade nuovamente su colori accesi, rosso fuoco per le scritte e nero per lo sfondo. La presa di posizione da parte dell'editore è di nuovo evidente nella scelta di raffigurare un personaggio con la testa sotto la ghigliottina, collocato in basso a destra.

Dalla seconda edizione a quella successiva passano 15 anni. È la volta della casa editrice Guanda, che nel 1981 edita una versione delle Bagatelle finalmente integrale e tradotta ex novo da Giancarlo Pontiggia, con una nota introduttiva di Ugo Leonzio sul significato dell'odio in Céline. Quest'opera, secondo Riccardo De Benedetti, “appare in un panorama di relativo disinteresse per il ruolo dell'antisemitismo nella costruzione ideologica del fascismo italico” (R.De Benedetti, Céline e il caso delle “Bagatelle”, cit. p.99) e di fatto viene stampata in qualità di semplice documento storico.

Ma la vera fortuna di questo testo, molto ricercato e da molti ritenuto erroneamente il più raro, è dovuta al fatto che nel 1982, un anno dopo la distribuzione del libro in libreria – senza, in realtà, particolare successo e con poco più di qualche migliaio di copie vendute – la vedova di Céline, Lucette Almanzor in Destouches, ne blocca la vendita tramite il suo avvocato.  
Un divieto mai giustificato, dettato probabilmente dalla volontà da parte della vedova di preservare un ricordo positivo del marito.
Fino a quando rimarrà in vita, dunque, non sarà possibile stampare questo testo, che oggi nell'edizione Guanda raggiunge i 150-200 euro. “Il testo non più disponibile pubblicamente, di fatto scomparso dai luoghi della fruizione abituale dei libri, le librerie, e rifugiatosi in qualche biblioteca, continua e conserva una vita sotterranea; si distribuisce per canali impropri”. (R. De Benedetti, Céline e il caso delle “Bagatelle”, cit. p.31) 
Infatti la quarta (quinta, se si considera la ristampa del 2008) edizione delle Bagatelle, oggi facilmente reperibile a poco prezzo, è un'edizione pirata, edita da Aurora presumibilmente negli anni Ottanta.
 Sul blog sopra citato si vocifera che anche dell'edizione Guanda esista un esemplare pirata, un facsimile spacciato per un'edizione originale e venduto a più riprese su ebay. Non è stato però possibile saperne di più.

Louis-Ferdinand Céline, I sotto uomini. Testi sociali, a cura di Giuseppe Leuzzi, Shakespeare & Company, roma 1993 (immagine dal link)

Concludo il paragrafo dedicato alle Bagatelle con un commento di Claudio Magris inserito nella sua prima e famosa opera Danubio (Garzanti, Milano 1986): “Céline si è lasciato accogliere dalla rivelazione del male (…) anarchico e autolesivo, Céline ha pagato uno scotto, poetico e intellettuale, al disprezzo di cui si è nutrito. (…).”
Secondo Magris in Bagatelle per un massacro c'è “il prolisso bottegaio che si lascia andare a tutti i pregiudizi della sua classe pauperizzata e disorientata, ma c'è anche una geniale e stravolta istantanea del secolo ventesimo, di cui non si potrà più fare a meno.” (C.Magris, cit. pp.51-52; 54)
 Per proseguire il nostro viaggio nelle rarità bibliografiche di Céline, è opportuno citare l'opera I sotto uomini, una raccolta di testi legati alla problematica sociale (anche se stesi in forma di uno pseudo-racconto di impressioni di viaggio) scritti da Céline a più riprese tra il 1925 e il 1933, quindi prima del Viaggio. Questi testi sono il risultato di un lungo viaggio dell'autore - che, non dimentichiamoci, fu medico – negli Stati Uniti, allo scopo di indagare i progressi della medicina del lavoro.
In questi scritti molto precoci sono già presenti alcuni tratti caratteristici dello stile di Céline, come “lo sghignazzo (…) che sgorga irrefrenabile anche nel mezzo della elencazione statitistica”, come osserva il curatore dell'edizione, Giuseppe Leuzzi (L.-F. Céline, I sotto uomini, Shakespeare and Company, Roma 1993, p.34). Ed è forse per questo che il libro risulta così ricercato.
Infatti, nonostante sia stato edito recentemente e da una casa editrice relativamente grande, la Shakespeare and Company di Roma, risulta raro e ricercato.

Louis-Ferdinand Céline, L'Eglise, Trevi, Roma 1968 (immagine dal coll. priv.)

Un altro testo molto raro di Céline, probabilmente più raro de I sotto uomini vista la datazione e la destinazione dell'opera, è la pièce teatrale L'Eglise, scritta nel '33 e rappresentata per la prima volta in Francia - con scarso successo - nel 1936 a Lione.
L'edizione italiana conserva il titolo originale e viene stampata nel 1968 dalla casa editrice romana Trevi, a cura di Rino di Silvestro e Giovanni Maria Russo. Il libro viene stampato in occasione della rappresentazione della pièce a Roma l'anno precedente, in anteprima italiana, curata dagli autori del testo.
Interessante la copertina, probabilmente tratta da una foto della rappresentazione, che ricorda certi cataloghi di mostra di artisti coevi come Michelangelo Pistoletto o Mario Schifano. Raffigura due uomini nell'atto di “picchiare” un personaggio dai capelli lunghi – tipico uomo sessantottino – vestito con una bandiera americana. Infatti L'Eglise, come precisa l'editore nella prefazione, è “una feroce satira verso organismi internazionali come L'ONU, e consimili” (L.-F. Céline, I sotto uomini, cit. p.9).
Ancora una volta, nel testo ritroviamo la presenza di riferimenti al suo odio razziale, come ad esempio nel personaggio di Yudenzweck, il cui nome contiene la parola ebreo. All'interno del testo è presente anche un elenco delle recensioni – positive e negative - che i giornali dell'epoca ne fecero.
Una delle ultime copie vendute online è stata quella della libreria editrice antiquaria Ar di Avellino, di manifestata ispirazione neonazista, perfettamente in linea con le idee di Céline.
Per concludere, occorre citare altre quattro rarità (o presunte tali) di Céline di recente pubblicazione: La scuola dei cadaveri, edita nel 1997 dalle edizioni Soleil (S.Lucia di Piave) e subito sparita dal mercato (attenzione alle copie ristampate da privati e diffuse come opere originali!), Arletty, edito dai Taccuini di Barbablù di Siena nel 1987, a cura di Massimo Raffaeli,  Progresso e Mea culpa / La bella rogna (Guanda, 1982).

Louis-Ferdinand Céline, Mea culpa / La bella rogna, Guanda, Milano 1982 (immagine dal link)

Il primo è un feroce pamphlet antisemita sullo stile di Bagatelle, di recente digitalizzato e reso disponibile gratuitamente online. Il secondo, molto più raro a causa della sua forma “ad opuscolo” di pochissime pagine, è un romanzo incompiuto (originariamente concepito per essere trasposto cinematograficamente) ispirato dalla figura dell'amica d'infanzia di Céline, Arletty, un'icona del cinema francese.
Progresso, infine, è un'opera teatrale edita dalla Collezione di Teatro Einaudi, rara in entrambe le sue edizioni del 1981 e 1982. Mentre Mea culpa / La bella rogna sono due importanti e ferocissimi libelli politico-morali. Questo libro fu ritirato dal mercato e circola anche in versione fake.
Questo breve excursus nelle rarità bibliografiche di Céline è stato un tentativo di fare ordine nell'infinito marasma delle edizioni italiane di Céline, che sono di sovente oggetto di accesi dibattiti nei forum online. 
Céline è uno degli autori più amati dai collezionisti italiani, dopo Georges Simenon e Samuel Beckett. Le motivazioni possono essere tante, una tra tutte la voglia di possedere qualcosa di “proibito”, di irrecuperabile.
E la rarità dei suoi testi è data proprio da quest'ultima caratteristica; se l'interesse nei suoi confronti non fosse così acceso, i testi sarebbero reperibili con maggiore facilità.

giovedì 21 novembre 2013

mercoledì 20 novembre 2013

Riscoprendo Julian Barnes / Rediscovering Julian Barnes

Julian Barnes, Il pappagallo di Flaubert, Rizzoli, Milano 1987 (immagine dal link)

E' decisamente il momento di Julian Barnes (Leicester, 1946).
Dopo la ristampa Einaudi di una serie di suoi libri come l'opera di successo Il senso di una fine (2012) o Livelli di vita (2013), che racconta il dolore subìto dall'autore in seguito alla morte della moglie, la riscoperta di questo scrittore inglese finora praticamente ignoto in Italia è stata avviata.
Lo si percepisce anche dalla scomparsa delle sue prime edizioni, che fino a poco tempo fa risultavano poco comuni ma non rare e ora non si trovano. 
Ma andiamo con ordine.


Julian Barnes, Oltremanica, Einaudi Supercoralli, Torino 1997 (immagine dal link)

Personalmente ebbi la fortuna di scoprirlo dal mio professore di Letteratura Inglese Roberto Bertinetti, la persona che al momento risulta maggiormente esperta di letteratura inglese in Italia e che ringrazierò sempre per avermi aperto mondi a me sconosciuti. 
Il mio professore segnalava Barnes come uno degli scrittori più importanti della seconda metà del Novecento inglese, assieme all'appena scomparsa Doris Lessing e agli scrittori appartenenti al "gruppo" (anche se gruppo non è) dei postcolonialisti come Salman Rushdie o Hanif Kureishi.
Uno dei suoi libri più conosciuti, Flaubert's Parrot, racconta in forma di saggio narrato le vicende dell'autore alle prese con lo studio dell'opera di Gustave Flaubert e del suo pappagallo, che pare averlo ispirato per un racconto. Il libro fu tra i finalisti del Booker Prize nel 1984.


Julian Barnes, Flaubert's Parrot, Jonathan Cape, london 1984 (immagine dal link)

Al momento entrambe le sue edizioni italiane (la seconda è di Bompiani, 1997) risultano scarsamente reperibili. In particolare la prima è apprezzabile per l'assoluta fedeltà alla copertina dell'edizione originale.
Un'altra rarità italiana di Barnes è Oltremanica, una raccolta di racconti dallo stile tipicamente pungente dell'autore. Difficile da trovare soprattutto completa di sovraccoperta.

Really is Julian Barnes' (Leicester, 1946) moment.
After the Einaudi's reprint of a series of his succesful works like Il senso di una fine (2012) or Livelli di vita (2013), which talks about the author's suffering after the wife's death, the italian rediscovering of this english author has officially started.
We can notice it by the disappearance of his first editions, which in a short time they went from "difficult to find" to scarce. But let's start from the beginning.
Personally I discovered him thanks to my professor of British Literature Roberto Bertinetti, the most expert of this field in Italy and to whom I will always be grateful for showing me unknown worlds. He was considering Julian Barnes like one of the most important writers of the second hald of the 90th century, together with Doris Lessing and the so-called postcolonialists like Salman Rushdie or Hanif Kureishi.
One of his best known books, Flaubert's Parrot, talks in the essay form the author's study of Gustave Flaubert's work, in particular if his parrot inspired or not one of his novels. The book almost won the Booker Prize in 1984.
At the moment both italian editions of this book (the second was published by Bompiani in 1997) are scarce. In particular the first edition seems interesting because of its fidelity to the cover of the original english edition.
Another Barnes' rarity is Oltremanica, a collection of short novels tipically ironic. Difficult to find especially with its dj.

lunedì 18 novembre 2013

Un libro d'artista dei fratelli Chapman / An artist's book by the Chapman's brothers

Jake & Dinos Chapman, Unholy Libel, (Six Feet Under), Pleasurable Disgust in the Theatre of Abhorrence: Spastic Thought, Terminal Tics and Hyperbolic Ambivalence, Gagosian Gallery, New York 1997 (immagine dalla mia collezione)

Quando ero ragazzina, lo ammetto, avevo un pò il gusto dell'orrido e amavo leggere libri horror e raccogliere immagini truculente. 
Alla vista delle opere dei fratelli Chapman, quindi, un lontano 2009 presso la sede di Punta della Dogana della collezione di François Pinault, non ho potuto che manifestare il mio sincero apprezzamento per le loro opere scabrose e molto sanguinolente.
E non mi sono nemmeno sentita tanto "diversa", visto che un sacco di altre persone stavano facendo la stessa cosa. 

Idem come sopra

I fratelli Jake e Dinos Chapman, nati rispettivamente nel 1966 a Londra e nel 1962 a Cheltenham, appartengono al famoso gruppo dei YBAs, Young British Artists, lanciati a metà anni '90 dal magnate della pubblicità ma soprattutto dell'arte contemporanea Charles Saatchi (di cui spesso vi ho parlato).
La loro arte, soprattutto quella degli esordi, consta nella minuziosa rappresentazione di guerre - spesso come accenno all'Olocausto - , mondi infernali e scene apocalittiche racchiuse in teche di vetro e spesso di dimensioni davvero notevoli.


Hell, tecnica mista, 2012 (immagine dal link)
Cenni di critica alla società nello scheletro che trasporta cibo di Mc Donald's - Hell, tecnica mista 2010 (immagine dal link)
Altre immagini da Hell

I soldatini e le scene rappresentate in stagno plastica e altri materiali sono di una verosimiglianza e cura impressionanti. L'occhio si perde letteralmente nel tentativo di cogliere ogni scena di questi "teatrini diabolici".
Se volete godervele tutte, le loro opere sono state catalogate per intero e ad alta risoluzione sul loro sito web.

Birth of Ideas, etching, edition of 200, 2003 (immagine dal link)

Ma i Chapman sono anche abili disegnatori e creatori di splendidi libri d'artista illustrati, come Bedtime Tales for Sleepless Nights (2012) o Like a dog return to its vomit che in asta raggiunge sempre prezzi notevoli.
Il libro è stato realizzato in occasione dell'omonima mostra alla galleria White Cube di Londra nel 2005, dove esposero l'intero corpus delle loro coloratissime e molto fantasiose gouaches ispirate ai capricci del pittore Goya.


Jake & Dinos Chapman, Like a dog returns to its vomit, Jay Jopling/White Cube, White Cube 2005 (immagine dal link)
Una delle gouaches in mostra a Like a dog returns to its vomit (dal link)

Per concludere, il catalogo da me acquistato (vedi immagine n.1, 2) è invece un pregiato documento della loro mostra Unholy Libel presso la Gagosian di New York nel 1997.
Legatura in finta pelle marrone con titolazione e teschio in oro ai piatti, copertina protettiva trasparente, tagli in oro e numerose immagini fotografiche di alta qualità tratte dalla mostra. All'interno anche una conversazione tra i due artisti e il critico Robert Rosenblum.
In quell'occasione si erano sadicamente divertiti a formare intrecci e fusioni di prototipi umani denudati, talvolta vaganti per boschi paurosi.
Impossibile non fare riferimento alla mostra tenuta qualche anno prima (1993) a Vienna da un altro amante della provocazione: Paul McCarthy (Galerie Krinzinger: vedi mio post).
Oltre a rappresentare un investimento a poco prezzo (un giorno, questo catalogo sarà una delle testimonianze del loro operato in età di esordio), per me è stato soprattutto un acquisto che ha arricchito la mia collezione d'arte contemporanea.


I admit: when I was a child I used to have some taste for horror and I loved to collect truculent pictures.
So when I saw the works by the Chapman's brothers, long time ago in 2009 at the Pinault's space in Punta della Dogana, I couldn't help but comunicate my sincere appreciation for their provocative and bloody works. And I also didn't feel the only one, considering that people watching that exhibition were lot.
Jake and Dinos Chapman, born respectively in 1966 in London and 1962 in Cheltenham, are part of the famous YBA group, Young British Artists, put together in the middle of '90 by the advertizing and art magnate Charles Saatchi (about whom I wrote many times).
Their art, especially the one by their debut, is based on meticulous representation of wars - often related to Holocaust - infernal worlds and apocalyptic settings enclosed in glass cases, often very big. The tin soldiers and the scenes seem really credible and our eyes feel quite lost trying to see every detail of their diabolic settings (if you want to see all of them, they have been entirely catalogued in high resolution on their website).
But the Chapman's are also good illustrators and creators of beautiful artist's books, like Bedtime Tales for Sleepless Nights (2012) or Like a dog return to its vomit which in auctions reaches always high prices. The book has been realized on the occasion of the exhibition at the namesake gallery White Cube in London in 2005, where they exposed the entire corpus of their coloured and fantasy gouaches inspired by the Goya Caprices. 
To conclude, the catalogue I've bought (look pictures n.1, 2) is a precious documentation of their exhibit Unholy Libel at Gagosian's of New York in 1997. The binding is in brown fake leather with gold titles and a skull on the front cover, a transparent protective dj, gold cut and numerous high-quality pictures from the event. On the inside there is also a conversation between the artists and the critic Robert Rosenblum.
On that occasion they had fun creating sadistic fusions and mixtures of naked men, sometimes wandering in scaring forests.
All this recalls the exhibition organized a couple of years after (1993) in Wien by another lover of the provocation: Paul McCarthy (Galerie Krinzinger; look my post).
This book is a good investment for a low price (one day, it will be one of the documentations of their debut work), but to me is also a precious piece that enriches my contemporary art collection.  

venerdì 15 novembre 2013

Artbook.com: tutto sul libro d'arte / everything about art books

Benjamin H. D. Buchloh [a cura di], Raymond Pettibon, Here's Your Irony Back, Political Works 1975-2013, Hatje Cantz, Berlin 2013 (immagine dal link)
Se volete essere aggiornati su tutte le novità legate al libro d'arte (ma non solo) Artbook.com fa per voi. Il sito seleziona tutti gli eventi d'arte, architettura, cinema e letteratura più cool e ve li propone in questo spazio molto facile da consultare e ricco di immagini.
La sezione più interessante è What's New?, che questo mese consiglia ad esempio un potente catalogo sull'artista Raymond Pettibon, incentrato sulla riflessione politica ed edito dall'ottima Hatje Cantz (vedi post).
O un coloratissimo testo sull'artista Elad Lassry e la sua concezione dell'immagine. Il catalogo è stato concepito e commissionato dal critico e curatore nostrano Massimiliano Gioni, che ormai tutti ci invidiano.

Tim Griffin, Karen Marta, Massimiliano Gioni [a cura di], Elad Lassry. 2000 Words, DESTE Foundation for Contemporary Art, Atene 2013 (immagine dal link)

If you want to be updated about the news related to art books (but not only)  Artbook.com is for you.
The site selects all the art, architecture, cinema and literature most cool events, proposing them to us in this very easy to use space and rich of images.
The most interesting section is What's New?, this week suggesting for example a gorgeous artist Raymond Pettibon's catalog, based on political reflections and published by the good Hatje Cantz (look the post).
Or a coloured text about the artist Elad Lassry and his way of seeying pictures. The catalog was conceived and commissioned by the italian critic and curator Massimiliano Gioni, who everyone is envying us.

mercoledì 13 novembre 2013

Scaffale dei ricercati / Shelf of the sought books

Graham Greene, La roccia di Brighton, Bompiani, Milano 1948 (immagine dal link)
Chissà se era munito di sovraccoperta?
Who knows if it had a dust jacket?

martedì 12 novembre 2013

Rarità attualmente su Ebay / Rarities currently for sale on Ebay

Italo Svevo, La coscienza di Zeno, Licinio Cappelli, Bologna-Trieste 1923 (immagine dal link)

Nonostante sia ormai giunto l'inverno, per quanto riguarda il collezionismo librario si prospetta una settimana rovente: una fetta del Novecento italiano è in vendita su Ebay.
In prima fila uno dei testi fondativi del romanzo moderno: La coscienza di Zeno di Italo Svevo. Un libro assolutamente geniale e irriverente, che anticipa le sperimentazioni narrative dei decenni successivi. Attualmente una copia è proposta da uno studio spagnolo a più di 2000 euro.
Un'altra assoluta rarità è la prima edizione de Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, uscito un anno dopo la morte dell'autore nel 1957. La base d'asta è di 1 euro, per un testo che ne vale migliaia.
Un successo clamoroso - anche se purtroppo tardivo - e seguito da innumerevoli ristampe, nonostante il famoso rifiuto di Elio Vittorini, responsabile della collana einaudiana I Gettoni.


Carmelo Bene, Vulnerabile Invulnerabilità. Necrofilia in Achille. Poesia orale su scritto incidentato, Nostra Signora Editrice, Roma 1993 (immagine dal link)

Più timida ma non meno seguita, l'asta de I Diari dell'amatissimo poeta Antonio Delfini (Einaudi, 1982), testo stimato sugli 80 euro. 
Infine una delle pietre miliari del genio Carmelo Bene: il rarissimo Vulnerabile Invulnerabilità, di cui scrissi in un lungo post.
Buone aste!

Although winter has come, for what regards book collecting it's going to be a hot week: a piece of italian 90s books is selling on Ebay.
At the first place one of the texts that founded the modern novel: Italo Svevo's La coscienza di Zeno. An absolutely genial and irreverent book, which anticipates the narrative experimentation of the following decades. Currently a copy is selling by a Spanish shop for 2000 euros.
Another absolute rarity is the first edition of the Giuseppe Tomasi di Lampedusa's Il Gattopardo, published a year after the author's death in 1957. The starting price is of 1 euro, for a text worth a thousand.
Il Gattopardo was a huge success, althoug very late, and the book was reprinted many many times, despite the refusal of Elio Vittorini, the director of the Einaudi's I Gettoni collection.
More shy but not less followed, the auction of the Diari by the beloved poet Antonio Delfini (Einaudi, 1982), a text estimated at 80 euros.
At the end one of the most important Carmelo Bene's books: the rare Vulnerabile Invulnerabilità, about which I wrote in a long post. Good auctions!

lunedì 11 novembre 2013

New GARAGE issue


GARAGE, n.5, Fall/Winter 2013 (immagine dal link)

Di questa bella rivista a cadenza semestrale, gestita dal moscovita Garage Center for Contemporary Art, scrissi già tempo fa.
Ora esce il nuovo numero, con la consueta scelta fra due diverse covers: una con Adriana Lima nature, fotografata da Inez van Lamsweerde e Vinoodh Matadine, e una in versione rivisitata dall'artista americano John Baldessari.
Commenti: la scelta della modella in copertina mi è sembrata discutibile. Perché non evitare di conformarsi alla maggior parte delle riviste inserendo una donna in bella vista? 
Erano partiti bene, dimostrando di prediligere le immagini anticonvenzionali e incentrate soprattutto sull'arte contemporanea. Con questa scelta, a mio avviso, hanno perso qualche punto.


La fondatrice del Centro, Dasha Zhukova (immagine dal link)
About this cute biannual magazine, directed by the Garage Center for Contemporary Art in Moscow, I already wrote.
Now it's coming out the new issue, with the usual double covers: one with Adriana Lima natural, photographes by Inez van Lamsweerde and Vinoodh Matadine, and one with her revisited by the American artist John Baldessari.
Comments: the choice of the model is not convincing me. Why putting a model in the cover like all conventional magazines?
They began good, demonstrating good taste with the choice of showing unconventional contemporary art. With this solution, to my opinion, they lost some points.

giovedì 7 novembre 2013

Second Beat appointment: William Burroughs' rarities

William Burroughs, La morbida macchina, Sugar, Milano 1965 (immagine dal link)
Tra tutti gli scrittori Beat (anche se non amava definirsi tale) William Burroughs fu il più dannato e irrequieto. Lungo tutti gli ultimi cinquant'anni di vita fece uso pesante di droghe, si legò al mondo degli spacciatori, per guadagnarsi la droga rapinò e, per errore, si macchiò pure di uxoricidio.
Tutto questo traspare in quasi tutte le sue opere, che sono prevalentemente autobiografiche e parlano spesso di droghe, come ad esempio il suo primo romanzo, Junkie, uscito in America nel 1953 e in Italia nel 1962 per Rizzoli (vedi mio post).
L'opera che lo consacrò scrittore di fama mondiale fu invece Naked Lunch, uscito nel 1958 su caldeggiamento degli amici Ginsberg e Kerouac.

 William Burroughs, Il pasto nudo, Sugar, Milano 1964 (immagine dal link)
Le edizioni italiane di Burroughs sono tutte straordinarie.
Pubblicate prevalentemente dalla casa editrice Sugar, nota per le sue scelte audaci e sempre d'avanguardia, ad oggi sono quasi tutte rare o introvabili.
Il più raro sembra essere Il pasto nudo, soprattutto nella prima edizione del 1964, ma anche in quella successiva del 1970. Ma risultano ricercati anche La morbida macchina, Nova express, Le lettere dello Yage e Il biglietto che è esploso.

William Burroughs, Nova Express, Sugar, Milano 1967 (immagine dal link)

William Burroughs, Allen Ginsberg, Le lettere dello Yage. In Amazzonia alla ricerca di una droga allucinatoria, Sugar, Milano 1967 (immagine dal link)
Provate ad esaminarle con attenzione: non vi sembrano insolitamente moderne e anticonvenziali? Ovviamente prevale la scelta di rappresentare il suo volto, come cenno all'autobiografismo delle sue opere.
Credo che la Sugar abbia fatto davvero un ottimo lavoro, tra l'altro stampando tutta una serie di opere correlate a temi underground e scabrosi come droghe psichedeliche e molto altro, di cui scriverò in futuro.

William Burroughs, Il biglietto che è esploso, Sugar, Milano 1970 (immagine dal link)


Of all Beat writers (although he didn't love to refer to himself this way) William Burroughs was the most damned and unsettled. During his last 50 years of life he used hard drugs, he hanged out with pushers, to buy drugs he robbed and, by mistake, he also killed his wife.
All this is coming out in his works, which are mainly autobiographical and they're often talking about drugs, like for example his first novel Junkie, that came out in America in 1953 and in Italy in 1962 by Rizzoli (look my post). 
But the work that made him worldwidly famous was Naked Lunch, published in 1958 thanks to his friends Ginsberg and Kerouac.
The italian Burroughs's editions are gorgeous. They have been published mainly by the Sugar, a house renowned by his daring and avant-garde choices, and they're all scarce.
The rarest one seems Il pasto nudo, especially in the first 1964 edition, but also in the 1970 reprint. But they're sought after also La morbida macchina, Nova express, Le lettere dello Yage and Il biglietto che è esploso.
Let's try to examine them with attention: aren't they so unconventional and modern? Obviously the choice of the author's face is predominant, to signify the fact that works are always autobiographical. 
I think that Sugar made a good job, by the way also publishing a long series of works related to psychedelic drugs and other undergorund topics, about which I will write soon.

mercoledì 6 novembre 2013

The New York Art Scene: Ugo Mulas

Ugo Mulas, Alan Solomon, New York: The New Art Scene, Holt, Rinehart & Winston, New York 1967 (immagine dal link)

"For years I've tried to find a cheap copy of Ugo Mulas' The New York Art Scene to no avail. I saw the book for the first time 15 years ago at house of one of my friend's parents. I didn't really get far through it as I was grabbed by the cover which seemed almost criminally perfect. It's an image of two New York City cops watching over a gathering at Warhol's Factory. " (continua al link)

L'autore di questo breve trafiletto si riferisce ad uno dei testi più importanti dell'arte degli anni Sessanta e una delle testimonianze più preziose della scena artistica americana, fotografata dal talentuoso Ugo Mulas.
Mulas nacque a Pozzolengo nel 1928 ma ben presto si trasferì a Milano, dove iniziò a frequentare il Bar Jamaica, fondamentale punto di incontro di artisti e scrittori del tempo (un nome per tutti: Piero Manzoni). Divenne così il "cantore" dei gruppi artistici a livello nazionale, scattando foto indimenticabili di momenti indimenticabili.
I connoisseurs ricorderanno sicuramente la serie notissima di foto scattate a Lucio Fontana nell'atto di "tagliare" la tela e segnare così la storia dell'arte contemporanea.
O quelle delle opere di Michelangelo Pistoletto, documenti preziosi del suo operato.

Ugo Mulas, Autoritratto riflesso in quadro specchiante di Michelangelo Pistoletto, in occasione della collettiva Vitalità del Negativo, Roma 1970 - archivio Mulas (immagine dal link)

New York: The New Art Scene segna il culmine di tutte queste esperienze e l'inizio dell'attenzione rivolta all'America e ai suoi artisti di ben altro respiro. Nomi come Warhol, Rosenquist, Jasper Johns e molti altri a cui tutti gli italiani guardavano con ammirazione.
Infatti non dimentichiamo che nel '64 la Pop Art fece clamoroso ingresso nella Biennale di Venezia, scuotendo nel bene e nel male tutta la generazione degli artisti italiani.
Le valutazioni del catalogo oscillano tra i 200 e i 1500 euro, a seconda dello stato di conservazione e dalla presenza della sovraccoperta (una buona copia non è reperibile a meno di 500 euro circa).
Ma gli esperti dicono sia destinato a salire ancora. 


Ugo Mulas, Lucio Fontana, 1964-1965 (immagine dal link)

The author of this short memoir is referring to one of the most important 60s art's text and of the most precious documentation of the American art scene, photographed by the talented Ugo Mulas.
Mulas was born in 1928 in Pozzolengo, but soon he moved to Milan, where he started to hang out at the Bar Jamaica, a very important meeting point for artists and writers of that times (one name: Piero Manzoni). So he became the "singer" of italian art groups, making unforgettable photos of unforgettable moments.
The connoisseurs are surely remembering the famous series of pictures he made to Lucio Fontana in the act of "cutting" the canvas, leaving a mark in the history of contemporary art.
Or the ones made to the works of Michelangelo Pistoletto, very precious documents of his work.
 New York: The New Art Scene is the highest point of all these experiences and the beginning of his attention to America and its artists. Names like Warhol, Rosenquist, Jaspet Johns and many other to whom Italians were looning with admiration.
Indeed, we can't forget that in '64 Pop Art made its clamorous entering in the Venice Biennale, shocking in good or bad all generation of italian artists.
The estimations of this catalog go from 200 to 1500, depending on the conditions and the presence of the dust jacket (a good copy can't be bought for less than 500 euros circa).
But the experts say that it will grow.

martedì 5 novembre 2013

Gatsby il Magnifico / The Great Gatsby

F. Scott Fitzgerald, Gatsby il Magnifico, Mondadori I Romanzi della Palma, Milano-Verona 1936 (immagine dal link)
Visto che un lettore ha scelto di rendermi partecipe di una sua trouvaille, ho deciso di pubblicarla a godimento di tutti.
Si tratta della prima rara edizione de Il grande Gatsby, uscita per la prima volta nel 1936 con un titolo alquanto diverso rispetto alle edizioni successive: Gatsby il Magnifico. E credo sia proprio questo elemento a renderla interessante ed unica.
Tra l'altro, non ricordo in quale numero de Il Sole 24 Ore (nella sezione culturale della domenica), lessi proprio delle casistiche legate a mutamenti di titoli nel corso degli anni, allo scopo di adeguare la lingua ai tempi moderni. Questo è, a ben vedere, un caso emblematico, anche se non viene citato nell'articolo. 
Gatsby il Magnifico, dalla copertina di gusto primonovecentesco, reca otto illustrazioni di Giordano Giovanetti e una traduzione di Cesare Giardini, che verrà soppiantata nelle edizioni successive da quella di Fernanda Pivano, personaggio non meno attivo nel panorama editoriale italiano (vedi post).
La seconda edizione del testo, edita nella collana Medusa Mondadori nel 1950, recherà il titolo definitivo e verrà spesso scambiata per la prima vera edizione italiana, tant'è che risulta scarsamente reperibile.
Un'ultima curiosità: l'anno scorso la casa editrice Mattioli ha deciso di ripubblicare questo classico inserendo in copertina l'illustrazione dell'edizione originale americana, famosissima ed ormai entrata nel firmamento delle sovraccoperte più note di tutti i tempi (ne scrissi nel post Parigi e rarità bibliografiche).

Francis Scott Fitzgerald, Il Grande Gatsby, Mondadori Medusa, Milano 1950 - seconda edizione italiana (immagine dal link)

A reader told me about one of his trouvailles, so I've decided to comunicate it to all of you.
It's the first rare italian edition of Il grande Gatsby, which came out for the first time in 1936 with a completely different title: Gatsby il Magnifico. And I think that this element makes it special and unique.
By the way, I don't remember in which issue of Il Sole 24 Ore (in the sunday's cultural section) I red about the cases related to book titles changings during years, to adapt the language to modern times. In fact I think that Gatsby's case is quite significant, although it's not mentioned in the article.
Gatsby il Magnifico had an early XIX century's taste cover, eight illustration by Giordano Giovanetti and a translation by Cesare Giardini, which will be changed in later editions by the Fernanda Pivano's one. Pivano was an important translator during 50/60s and 70s (look the post).
The second edition, published by Mondadori in the collection Medusa in 1950, will have the current title and will be often confused as the real first italian edition. Therefore it is quite rare.
One more annotation: last year the printer Mattioli decided to reprint this classic with the original American cover, which has became one of the most important and famous illustrated covers of all times (I wrote about it in an old post: Parigi e rarità bibliografiche ).